Non ci sono gli altri

untitledMentre il nostro team di istruttori, Nyei Murez, Jim Morris e Teo Alfero stava ritornando a casa dopo il recente workshop a Paestum in Italia: “Salto nell’Abisso: Nascita ad un nuovo destino” gli istruttori hanno attraversato l’aeroporto Charles de Gaulle ed hanno approfittato della cortesia di quel luogo per collegare il computer al lavoro mentre riflettevano sulle foto di quel bellissimo evento, dove tutti i presenti hanno esplorato: Qual è il mio destino, la mia vera strada con un cuore? Che salti ho bisogno di fare nel baratro dell’ignoto e del nuovo per vivere la mia strada con un cuore?

Il pomeriggio successivo è arrivata la terribile notizia degli attentati a Parigi con una nuova sfida: quella di saltare nuovamente nell’ ignoto e di cercare il modo di cui dobbiamo crescere per rispondere.

Molte reazioni sono emerse: la paura, la tristezza e naturalmente anche l’odio / vendetta

Siamo stati rincuorati nel sapere che gli amici ed i colleghi a Parigi erano salvi, ma profondamente addolorati nell’ immaginare la vulnerabilità di coloro che sono semplicemente usciti per ascoltare musica o per andare a cena ed improvvisamente hanno incontrato un attentato mortale. I nostri cuori sono con coloro che hanno perso la vita o che sono stati feriti, e con le loro famiglie ed i loro amici. E poi sì, i nostri cuori sono anche con le famiglie sconvolte di coloro che hanno eseguito gli attacchi, che devono essersi chieste: Che cosa è andato storto? Che cosa avremmo potuto fare diversamente?

Tante perdite potrebbe non essere inutili se fossimo in grado di riflettere: Perché tali eventi ci riguardano così profondamente solo in alcuni casi? cosa possiamo fare?

Di seguito vi sono alcune riflessioni sul questo tema che abbiamo trovato utili: Iniziamo con Deepak Chopra nel suo saggio, “La ferita più profonda”, scritto più di quattordici anni fa, subito dopo l’11 settembre 2001:

Il destino ha voluto che stessi lasciando New York con un volo che è decollato 45 minuti prima che succedesse l’impensabile. Appena siamo atterrati a Detroit era scoppiato il caos. Quando ho realizzato il fatto che la sicurezza americana aveva fallito così tragicamente, in un primo momento non sono stato in grado di reagire. Mia moglie e mio figlio erano in viaggio su voli separati, uno diretto a Los Angeles e l’altro a San Diego. Il mio corpo si è irrigidito per la paura. Tutto quello che riuscivo a pensare riguardava la loro incolumità, e ci sono voluti diverse ore prima che scoprissi che i loro voli erano stati deviati e entrambi erano salvi. Stranamente, quando ho avuto la buona notizia, il mio corpo si sentiva ancora come se fosse stato investito da un camion. Mi è sembrato di avere subito un trauma enorme simile a quello delle migliaia di persone che non sarebbero sopravvissute e delle decine di migliaia di persone che sarebbero sopravvissute soltanto per vivere mesi e anni di inferno.

E mi sono chiesto: perché non mi sentivo in questo modo la settimana scorsa? Perché il mio corpo non è si è irrigidito durante il bombardamento dell’Iraq o della Bosnia? In tutto il mondo ogni giorno qualcuno prova il mio stesso orrore e la mia stessa preoccupazione. Le madri piangono orrende perdite, i civili vengono bombardati senza pietà, i rifugiati sono privati della loro casa o della loro patria. Perché non sento abbastanza la loro angoscia per porre fine a tutto questo?

Dr. Chopra continua a chiedersi: Non c’è stata una profonda ferita al cuore dell’umanità? Se vi fosse una ferita profonda, non dovrebbe influenzare tutti? … Se tutti noi fossimo stati feriti, funzionerebbe la vendetta? … Cosa faremo tu ed io come persone per ciò che sta accadendo? Possiamo permetterci di lasciare che la ferita diventi più profonda? E’ importante che noi preghiamo e offriamo conforto e ci aiutiamo l’un l’altro … Ma se tu ed io avessimo anche un solo pensiero di violenza o di odio contro chiunque, in quel momento, staremmo contribuendo a ferire ancora di più il mondo.

Caroline Myss, ha scritto questa settimana sugli attacchi di Parigi:

Questo è un tempo che può far sentire una persona totalmente indifesa oppure può fare in modo che si renda conto che deve rispondere alla chiamata per diventare piena di potere spirituale. Ogni singola persona è influenzata dagli eventi che si svolgono nel nostro mondo. Per quanto ci piacerebbe pensare il contrario, per quanto ci piacerebbe correre e nasconderci, spegnere la notizia e tornare indietro nel tempo quando questi orrori, come gli attentati terroristici di Parigi, non succedevano – dobbiamo affrontare la verità che stiamo vivendo nell’era dell’ inimmaginabile, dell’impensabile, e anche dell’ insopportabile.

Ma significa anche che siamo capaci di atti inimmaginabili di trasformazione e, inoltre, che ci siamo preparati per tali atti di bontà. Il lavoro interiore di trasformazione personale non riguarda la guarigione personale con il solo scopo di guarire sé stessi, ma in ultima analisi, il vero scopo è quello di diventare alla fine qualcuno pronto a cercare la guarigione di tutti gli altri, per diventare un canale di grazia nel mondo. Insieme diventiamo le nuove comunità spirituali – una “rete interiore” globale – collegata con l’intento collettivo e dedicata a unire gli atti di luce, generosità e umanità. Questa è ciò che significa essere “chiamato al servizio spirituale” nel mondo di oggi.

Possiamo avere altre informazioni su questo tema nel seguente scambio di battute con il noto saggio indiano Ramana Maharshi:

Domanda: Come dobbiamo trattare gli altri?

Ramana Maharshi: Non ci sono gli altri.



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